1918 La sconfitta della Germania

L'estremo sforzo tedesco, reso possibile dalla fine delle operazioni militari sul fronte orientale, permise di far affluire a occidente 700.000 uomini, e fu per gli Alleati un colpo tanto più duro in quanto i Franco-Inglesi erano alle prese con una grave crisi di effettivi, anche perché le unità americane non potevano intervenire prima del luglio; il comando alleato fu così costretto a un atteggiamento difensivo (direttiva Pétain del 24 gennaio). Hindenburg e Ludendorff, invece, si trovavano di fronte alla necessità imperiosa di ottenere lo scontro risolutivo prima dell'intervento americano e dell'usura completa degli alleati austriaci, bulgari e turchi, ormai all'estremo delle loro risorse. Essi dedicarono pertanto tutte le loro energie alla preparazione delle forze tedesche, per realizzare a ogni costo, con la sorpresa e la violenza degli attacchi, la rottura del fronte francese.

Gli attacchi tedeschi durarono senza interruzione dal 21 marzo al 15 luglio. Nella speranza di separare i Francesi dagli Inglesi, costringendo i primi a coprire Parigi e i secondi le loro basi della Manica, Hindenburg e Ludendorff attaccarono il 21 marzo in Piccardia, ma non poterono raggiungere i loro obiettivi per la risoluta resistenza degli Alleati che a Doullens, alla fine di marzo, realizzarono finalmente il comando unico, affidato al Foch, nominato comandante in capo il 14 aprile. Dopo l'insuccesso di una seconda offensiva in Fiandra (9-25 aprile ), Ludendorff, attribuendo questi scacchi all'intervento delle riserve francesi, decise di impegnarle sull'Aisne, prima di liquidare gli Inglesi nella Fiandra. Egli quindi attaccò di nuovo il 27 maggio, raggiungendo Château- Thierry e minacciando da vicino Parigi per la seconda volta, dopo l'agosto-settembre 1914. Per allargare la sua offensiva, frenata da Foch nella foresta di Villers-Cotterets e nelle alture della Champagne, egli attaccò poi all'ovest, il 9 giugno, sul Matz, e all'est, il 15 luglio, su Reims. Quest'ultima offensiva segnò il punto culminante dell'avanzata tedesca: il 18 il Foch lanciò una controffensiva vittoriosa sul suo fianco destro, in direzione di Soissons, e il 3 agosto la sacca di Château-Thierry fu riassorbita.

La controffensiva di Foch. Fin dal 24 luglio, il piano di Foch prescriveva un ritorno definitivo all'offensiva, con l'obiettivo principale di disimpegnare le strade strategiche Parigi-Amiens e Parigi-Châlons-Nancy mediante la riduzione delle sacche di Château- Thierry (in corso), di Montdidier (battaglia dell'8 agosto) e di Saint-Mihie* (battaglia del 12 settembre). Il 3 settembre Foch, deciso a non lasciare respiro all'avversario, ordinò l'offensiva generale e la continuò con tutte le sue forze, dalla Mosa al mare, in direzione di Mézières. La manovra concentrica si sviluppò, a partire dal 26 settembre, con tre grandi operazioni condotte da Francesi, Inglesi e Belgi nella Fiandra, in direzione di Gand, da Francesi e Inglesi contro la linea Hindenburg, in direzione di Cambrai e di San Quintino, da Francesi e Americani nelle Argonne, in direzione di Sedan. Il 10 e il 20 ottobre Foch ordinò lo sfondamento delle ultime posizioni difensive tedesche (linee Hermann e Hunding), e previde l'estensione della battaglia a est della Mosa. Ma l'attacco concentrico delle dodici armate alleate costrinse i Tedeschi a confessarsi vinti: il 4 novembre essi decisero la ritirata generale sul Reno; il 7, loro plenipotenziari chiesero l'armistizio, che ottennero a Rethondes, l'11 novembre, rendendo superflua l'offensiva di Lorena prevista per il 14.

Il fronte italiano. L'estremo tentativo offensivo austriaco ebbe qui inizio il 15 giugno (battaglia del Solstizio): sugli Altipiani e sul Grappa conseguì vantaggi locali ma con perdite così gravi che in quei settori le operazioni furono subito sospese; lungo il Piave gli Austriaci riuscirono ad avanzare sul Montello e a costituire alcune teste di ponte. Il comando supremo austriaco difettava però di riserve, mentre quello italiano poté far affluire le proprie lanciando una controffensiva che determinò il ripiegamento del nemico, ormai esausto, al di là del fiume. Gravi questioni politiche cominciavano intanto a turbare la compagine degli Imperi centrali, mentre i popoli dell'Impero austro-ungarico intensificavano i moti d'indipendenza. Di fronte a questa situazione il 25 settembre il generale Diaz decise di agire cercando di dividere le forze schierate in piano da quelle del settore montano, forzando il Piave di fronte al Montello e puntando su Conegliano e Vittorio Veneto. L'offensiva ebbe pieno successo e il 29 ottobre l'esercito austriaco iniziò il ripiegamento in pianura e nella notte fra il 30 e il 31 abbandonò il Grappa. Il giorno 31 iniziò l'inseguimento per precedere le truppe in ritirata sui punti d'obbligato passaggio delle colonne. L'armistizio venne firmato a villa Giusti e le operazioni terminarono alle ore 15 del 4 novembre, una settimana prima della conclusione generale della guerra sul fronte occidentale (11 novembre): a questa conclusione la vittoria italiana diede un contributo notevole, per la minaccia di agire da sud contro la Germania.

Gli altri fronti. Accanto all'azione sul fronte francese e italiano la strategia alleata lanciò altre offensive che contribuirono in modo decisivo alla vittoria. In Macedonia, il generale francese Franchet d'Esperey lanciò il 15 settembre un attacco generale mirante alla rottura del fronte bulgaro: l'obiettivo fu raggiunto con la battaglia di Dobro Polje, che costrinse i Bulgari a deporre le armi il 29 settembre. Sfruttando questo successo, Franchet d'Esperey si spinse su Üsküb (Skoplje), varcò il Danubio, liberò la Serbia e la Romania (ottobre) e minacciò l'Austria e la Germania del sud. In Palestina, le forze inglesi (Allenby) passarono all'offensiva il 19 settembre, batterono le truppe turco-germaniche ed entrarono a Damasco (30 settembre), Beirut (7 ottobre), Aleppo (26 ottobre). Nella notte fra il 30 e il 31 ottobre la Turchia, minacciata anche dall'avanzata alleata su Costantinopoli, dovette firmare l'armistizio di Mudhros. Continuò a resistere, nell'Africa Orientale tedesca, la colonna del colonnello von Lettow-Vorbeck, che depose le armi solo l'11 novembre.